Era il 1967 quando in un vigneto della Val Nure, in provincia di Piacenza, su un’unica vite di Malvasia di Candia aromatica venne notato un grappolo che presentava una colorazione rosa, nettamente differente da tutti gli altri grappoli della Malvasia di Candia aromatica locale, tipicamente dorati alla vendemmia. Venne quindi contattato il Prof. Mario Fregoni, allora professore ordinario di viticoltura presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, il quale comprese che nella pianta in questione fosse sorta una mutazione spontanea che conferiva una pigmentazione antocianica dell’epicarpo dell’acino.
La maggior parte delle caratteristiche ampelografiche della Malvasia Rosa coincidono con quelle della Malvasia di Candia Aromatica. L’epoca di germogliamento è media e quella di maturazione è medio-precoce. La fertilità del germoglio non si discosta da quella della Malvasia di Candia aromatica (1,1 infiorescenze per germoglio, in media), e risulta decisamente inferiore sui nodi basali, per cui la Malvasia Rosa viene allevata con sistemi basati sulla potatura lunga.
Il grappolo è medio-grande, lungo, cilindrico e alato, da poco compatto a spargolo a seconda del vigore del tralcio. L’acino è grosso, sferoidale, rosa a maturazione. La buccia è spessa, con pruina consistente, il sapore dell’acino è caratterizzato dalla presenza di terpeni. Di fatto, la Malvasia Rosa è uno dei pochissimi vitigni nel panorama varietale nazionale che abbina aromaticità terpenica a una colorazione rosa delle uve. La produttività è medio-elevata, ma abbastanza sensibile al vigore del vigneto.
Su VVQ di dicembre 2022 un approfondimento sulle attività del Gruppo Operativo sulla Malvasia Rosa